Criminalità organizzata e criminalità di stampo mafioso

1. Associazione a delinquere di stampo mafioso, organizzazioni criminali e metodo mafioso: la realtà veneta e il ruolo della polizia locale

L’argomento trattato nel secondo modulo formativo intende focalizzare l’attenzione degli operatori di polizia locale anzitutto sulla conoscenza del quadro normativo e degli aspetti socio-criminologici di più immediata rilevanza necessari inquadrare correttamente l’attività del crimine organizzato e di stampo mafioso, da cui dipende la possibilità di riconoscere la presenza dell’infiltrazione mafiosa nel proprio territorio e intervenire tempestivamente correttamente, ancor prima che essa risulti conclamata. Il  “metodo mafioso” può infatti esprimersi in varie forme e modi, che vanno dalla corruzione alla intimidazione aperta, avvalendosi spesso anche di coperture operative formalmente legali.

La presenza e il rischio di radicamento della criminalità organizzata di stampo mafioso in Veneto non può più essere sottaciuta, pur non presentando livelli di allerta analoghi a quelli di altre regioni italiane: il crimine organizzato trova infatti ampi margini di profitto nel territorio veneto, a scapito naturalmente dell’economia legale, godendo di strumenti e appoggi talora insospettabili e privilegiando spesso le piccole realtà locali, utili per radicare la loro presenza e penetrare poi anche in ambiti e livelli politico-economici di più elevata caratura.

L’argomento trattato nel presente modulo intende fornire agli appartenenti alle Polizie locali gli elementi utili a riconoscere tempestivamente gli indicatori di casi sospetti, anche attraverso l’esame di casi di studio specifici.

2. Il ruolo degli enti locali e della polizia amministrativa locale per la prevenzione e il controllo del territorio attraverso l’utilizzo dei dati e delle informazioni di cui dispongono, anche con funzioni di antiriciclaggio e antiterrorismo

L’ente locale dispone di una mole molto ampia di dati (si pensi ai dati anagrafici, ai dati di origine tributaria per i tributi di propria spettanza, ai permessi e alle licenze, alle violazioni del codice della strada, ai dati per l’accesso a contributi e forme di sostegno economico) che consentono/obbligano lo stesso, sia per il tramite dei propri uffici amministravi (controlli preventivi) che attraverso l’azione di controllo della Polizia locale (si pensi, tra gli altri, alle verifiche anagrafiche, alle attività di polizia commerciale) di prevenire o segnalare situazioni di carattere sospetto, con particolare riferimento alle tematiche in oggetto. In questo contesto l’ente locale deve svolgere un importante ruolo preventivo di controllo in particolare in tema di lotta al terrorismo e al riciclaggio, secondo quanto stabilito dal D.M. 25 settembre 2015 “Determinazione degli indicatori di anomalia al fine di agevolare l’individuazione delle operazioni sospette di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo da parte degli uffici della pubblica amministrazione”. Tale compito si esercita appunto attraverso l’obbligo di segnalazione delle operazioni sospette rilevate sul territorio di competenza e fondate sulla compiuta valutazione degli elementi oggettivi e soggettivi dell’operazione a propria disposizione. A tale proposito, anche l’art. 8 del citato D.M. dispone l’obbligo di formazione periodica e continuativa del personale e dei collaboratori delle pubbliche amministrazioni ai fini della corretta individuazione degli elementi di sospetto, anche attraverso la valutazione dell’esito delle segnalazioni acquisito in fase di feedback.

L’argomento trattato nel secondo modulo formativo intende favorire l’avvio di un percorso formativo dedicato, che potrà poi proseguire anche a livello locale, per fornire agli operatori di polizia locale gli spunti conoscitivi e pratici necessari per mettere a frutto la mole di informazione e di dati di cui già dispongono le amministrazioni locali di appartenenza e  riconoscere le operazioni sospette.

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