Conoscere le mafie, Costruire la legalità: concluso a Padova il ciclo formativo rivolto alle Polizie Locali

Si è concluso con la giornata di oggi il ciclo formativo rivolto al personale della Polizia Locale di Padova, nell’ambito del progetto “Conoscere le mafie, costruire la legalità2”, organizzato dalla Regione del Veneto in collaborazione con Avviso Pubblico.

Un ciclo composto da tre moduli per altrettante giornate formative che, dopo Belluno e Padova, si ripeterà nei prossimi mesi in ciascun ambito provinciale del territorio del Veneto.

Nel corso delle giornate di formazione gli agenti e operatori della Polizia Locale, attraverso l’analisi, l’approfondimento, lo studio di casi specifici e simulazioni hanno acquisito informazioni e strumenti conoscitivi sulla gestione delle principali problematiche di sicurezza urbana, allo scopo di contrastare i reati collegati alla presenza della criminalità organizzata, anche nel corso della quotidiana attività di controllo del territorio.

Ad aprire il terzo e ultimo modulo, intitolato “Il controllo del territorio: tecniche investigative ed operative”, il saluto del Prefetto di Padova, Renato Franceschelli: “L’ultimo decreto in materia di pubblica sicurezza (il decreto Minniti, ndr) emanato dal governo riafferma ruoli e competenze che la Polizia Locale nel corso degli anni si è conquistata sul campo. Nella provincia di Padova certi fenomeni di infiltrazione non sono così evidenti come in altre realtà, ma esistono. Non potrebbe non essere così: dove c’è un ricco humus economico, arrivano i capitali illeciti e la provincia di Padova si presenta in tal senso come pericolosamente attrattiva. Ogni forma di prevenzione e contrasto parte dalla capacità di intercettare i segnali della presenza mafiosa ed in questo la Polizia Locale assume un ruolo determinante”.

Il primo intervento dei relatori è stato del docente di Criminologia e di e.Criminology dell’Università di Trento, Andrea Di Nicola, il quale ha affrontato il tema della contraffazione online, sottolineando pericoli che ruotano attorno alla vendita dei farmaci, possibile in Italia da circa un anno. Di Nicola ha inoltre illustrato ai partecipanti il progetto eSecurity, cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal gruppo di ricerca eCrime della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Trento, in partnership con il Centro ICT della Fondazione Bruno Kessler (FBK), la Questura di Trento e il Comune di Trento.

Il progetto si fonda sui princìpi di teorie razionali del crimine e di sicurezza urbana predittiva. “A partire dai dati spazio – geografici in possesso della Polizia, dalle segnalazioni dei cittadini e da altre informazioni solo apparentemente slegate dal concetto di sicurezza urbana – come il traffico o il meteo – abbiamo costruito un software di supporto alle forze dell’ordine in grado di predire quelle che sono le aree di rischio. In sostanza, per usare un termine forte, il programma consente di individuare quelle zone in cui è più probabile che si concentrino nello spazio e nel tempo alcuni fenomeni criminali. Inoltre il software diventa uno strumento in mano non solo alle Polizie locali, ma anche agli amministratori, in merito alla percezione della sicurezza in un determinato territorio. In questo modo un sindaco può intervenire o capire se gli interventi messi in atto stanno ottenendo i risultati sperati”.

A seguire è intervenuto il Vice Commissario della Polizia locale di Milano Marco Luciani, che oltre ad analizzare funzioni e competenze della Polizia locale in relazione al tema della presenza mafiosa sul territorio, ha descritto dei casi concreti in cui da una segnalazione attivata dalla Municipale sono nate alcune tra le principali inchieste sulla presenza ‘ndranghetista nel Comune meneghino, tra cui l’operazione “Redux – Caposaldo” del 2011.

“Per quanto i cambiamenti delle competenze affidate alla Polizia locale abbiano in parte modificato anche la percezione del ruolo del vigile urbano moderno, l’agente della Municipale conserva una caratteristica fondamentale: il contatto con i cittadini, essere quello che viene definito il ‘poliziotto di prossimità’. Il nostro lavoro è stare a contatto con la gente, ascoltare le istanze delle persone, essere in alcuni contesti uno dei pochi punti di riferimento. Ci sono comandi dove non esistono commissariati di Polizia o stazioni dei Carabinieri, ma un vigile in ogni Comune d’Italia c’è sempre. Questa presenza ci consente di svolgere quel ruolo di sentinella del territorio, fondamentale in tema di contrasto alla criminalità organizzata”.

A chiudere la prima parte della giornata l’intervento di Emiliano Bezzon, Comandante della Polizia locale di Varese, che ha fornito ai presenti alcuni esempi di segnali d’allarme provenienti dal territorio, atti ad indicare potenziali situazioni critiche e di illegalità: “Nel contrasto alle mafie c’è un approccio investigativo nel medio e lungo termine e c’è un approccio immediato, potremmo definirlo ‘face to face’. Alcuni anni fa un latitante venne catturato dopo essere stato coinvolto in un incidente stradale. Gli agenti della Municipale, insospettitisi per l’agitazione che aveva pervaso l’uomo, hanno voluto approfondire il suo profilo e con una semplice segnalazione sono riusciti a consegnare un boss alla giustizia. Certo, è stato un colpo di fortuna, ma gli agenti hanno saputo ‘leggere’ la situazione. Nessun approccio è mai banale nel controllo e monitoraggio del territorio”.